Coltivo la
memoria e custodisco le speranze delle donne del 1943.
Dopo le ultime
elezioni non ho fatto altro che pensare alla resistenza delle donne. Sarà per
il clima da ottobre del '22 che si respira in questi giorni, sarà per la paura
di vedere sgretolarsi alcuni puntifermi della mia cittadinanza politica.
Quello che mi ha
sempre colpito delle donne del 1943 - tutte resistenti, anche se non
necessariamente partigiane - è stata la loro straordinaria capacità di
discernimento. è stato il loro risveglio
dopo vent’anni di regime fascista, quando l’otto settembre 1943 con azione
eclatante, spontanea e non-organizzata riuscirono a realizzare il più grande
travestimento di massa della storia. Quel risveglio non è stato facile né
scontato. Ha imposto una scelta, certamente libera ma senza la quale non si
sarebbero potuti accettare i rischi connessi alla guerra in corso, maggiori per le
donne che non per gli uomini.
Fare i conti con
la violenza, agita e subita. Da un lato, l'improvvisa famigliarità con l'uso e il possesso delle armi,
dall'altro la cattura e carcerazione in campo di concentramento, oltre che la
violenza fisica e sessuale inflitta alle donne con calcolata lucidità nelle
carceri fasciste così come a scopo "castale" lungo il passaggio dei
fronti (a Cassino come a Sasso Marconi).
Nel rischio di sé,
della perdita di sé, quelle donne hanno avuto la forza di parlare di
emancipazione e diritti, poiché il campo del possibile doveva apparire loro
infinitamente grande.
Dopo la
Liberazione il campo del possibile si è richiuso su desideri e aspirazioni con l'affermarsi
di una politica fatta per gli uomini e dagli uomini in un trionfo di familismo
e paternalismo, che hanno svilito l’azione delle donne e spesso anche la loro
memoria. E come sappiamo, le iniziative femministe successive non hanno
scalfito la politica del "maschio", anzi si sono avvizzite sulle pari
opportunità e lo sterile tentativo di un loro riconoscimento e applicazione.
Nonostante
tutto, il voto, quello sì che è stata una conquista delle donne del '43 - a costo della
vita!
La mia
cittadinanza politica ha l'eco del grattare metallico delle biciclette
autarchiche e porta in dote con una matita la speranza di un domani lucente "dove sia libera ogni gioia". La memoria e le speranze delle donne
del 1943 stanno tutte lì, in due sottili tratti di lapis - tracciandoli,
sovverto. E se non dovesse bastare, resisterò
MGrazia
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