I dizionari definiscono l'economia “modo di operare volto a ottenere
il massimo vantaggio con il minimo dispendio di energie” come primo significato
e “saggia amministrazione dei beni; impiego oculato del denaro” e al quarto
posto “attività dell'uomo organizzata su base sociale, volta allo sfruttamento
dei beni naturali e alla produzione e distribuzione di ricchezza”. Il
vocabolario Devoto Oli esordisce così: “Impiego razionale del denaro e di
qualsiasi altro mezzo limitato, diretto a ottenere il massimo vantaggio col
minimo sacrificio”.
Secondo queste definizioni, l'economia non ha rapporto con la
riproduzione delle condizioni della vita umana sul nostro pianeta. Al massimo
rimanda all'etimologia greca che riconduce alla dimensione della saggia
amministrazione domestica, il saggio uso delle proprie risorse. L'economia
diventa così una tecnologia astratta e impersonale che serve a trarre il
massimo vantaggio dalla scarsità (data o indotta) o dallo sfruttamento della
natura (intesa ancora come estranea e separata dal destino umano) con il minimo
sforzo. L'economia interviene laddove interviene l'uso del denaro, inteso a
mediare relazioni personali col medium impersonale per eccellenza ed è
necessariamente orientata alla dimensione dello scambio, della relazione
sociale: vivere non è una attività economica, arricchirsi sì. Intesa così,
l'economia si dichiara programmaticamente indifferente al genere perché ad
esso, alla sua costruzione e alle sue dinamiche di rapporto, è demandata la
gestione delle condizioni di riproduzione della vita umana; che non rientra nel
calcolo economico ma senza la quale, però, nessuna economia è possibile. Come
sostiene Mary Mellor, il lavoro delle donne è il lavoro di base che rende
possibili tutte altre possibili forme dell'attività umana. Obliterarlo è
probabilmente servito a sottrarne le condizioni a una qualsivoglia possibile
forma di negoziazione paritaria; ma riflette comunque anche un limite, un'irriducibilità:
il lavoro necessario alla vita umana non è suscettibile, oltre una certa
misura, di un processo di razionalizzazione dei mezzi e ha un fine ineludibile
e dato, le cui condizioni di esistenza sfuggono, in gran parte, alla nostra
creatività e capacità di scelta. Ancora, l’economia, il mercato, lo scambio non
esistono di per sé – anche qui con uno stretto parallelismo con quanto avviene
per i generi – ma sono un costrutto sociale, e, come tale, modificabile
socialmente.
Se invece proponiamo una nuova definizione di economia come l'insieme
delle pratiche, delle norme e delle relazioni con cui riproduciamo le
condizioni materiali della nostra esistenza su questo pianeta, allora nessuna
valutazione o attività economica potrebbe più prescindere dal nodo di come sono
costruite le relazioni fra i generi. E nessuna pratica economica, ugualmente,
potrebbe prescindere da che cosa è necessario e meglio fare per assicurare la
continuità della specie umana sulla terra. Riconoscendo poi la stretta
interdipendenza non gerarchica dalle altre forme di vita e così superando
infine uno specismo miope e, ormai, colpevole.
Paola
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