15 giugno 2011

Grace under pressure? ovvero della mancata nominazione del coraggio delle donne

Courage have no name in women's history. Seems to me that it was named: impudence, until 18th century; pity, until 20th century; deviance, to this day.

Ieri leggevo "Donne, resistenza e rivoluzione" di Sheila Rowbotham (Einaudi, 1976) e - come un pensiero che era stato sempre lì, dietro la mia nuca, presente ma invisibile - ho iniziato a riflettere sul fatto che il coraggio delle donne è un concetto senza parola, come un inesistente persistente - evidenza della sua potenzialità rivoluzionaria.
Mi sembra che "coraggio", riferito alla storia delle donne, abbia avuto il nome di: impudenza, fino al XVIII secolo; compassione, fino alla metà del XX secolo; devianza, fino ad oggi.
Mai, però, il coraggio è coraggio.
Una narrazione, sì, ma anche un'introiezione (quanto, mi chiedo?).
E si sa, il coraggio è strettamente legato all'eroismo: senza coraggio non c'è eroe. Non a caso le eroine sono (quasi) sempre sacrificali, a partire dalla tragedia greca.
Tutte parole - tutti concetti - che, certo, si possono rifiutare, perché fortemente connotate in senso virile.
Io, però, non sono d'accordo.
Valentina

P.S. Chiedo scusa per quella che, mi rendo conto, è la bozza di una bozza di riflessione, ma avevo bisogno di condividerla.

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