10 aprile 2011

Scomparsa del corpo, assenza del soggetto

Disappearance of body, absence of subject.
Feminist historiography between gender perspective and “women’s history”.

Soffocamento. Questa è la sensazione che rimane a margine di un convegno di storia delle donne.
Minorità dell’argomento sottolineata dalla presenza poco numerosa ed esclusivamente femminile di pubblico.
Studiosi, il maschile linguistico va da sé, sebbene nove siano le studiose e uno solo lo studioso. Giovane, quest’ultimo – catalizzatore di condiscendenza materna: un uomo che si/ci degna di assumere ad oggetto delle proprie ricerche tematiche femminili (ovvero che abbiano per oggetto le donne)!
Seguono interventi in cui le donne - indicate come soggetto, almeno stando ai titoli dati alle letture -, si rivelano scarni oggetti di classificazioni. Private della loro esistenza (il corpo), le donne svaniscono nel tentativo fallimentare di analizzare i ruoli nei quali sono state collocate. L’inefficacia dell’operazione deriva proprio dall’assenza del soggetto. In sua assenza, infatti, risulta impossibile cogliere appieno il peso che quei corpi di donna hanno avuto nello stabilire o nel modificare un determinato ruolo. Ma tra i presenti nessuno sembra essersene accorto.
Eppure l’assunzione di una peculiare prospettiva di genere è una metodologia che coinvolge in primo luogo chi compie la ricerca: serve a far sì che l’esistenza negata dalla Storia riemerga, rivelando l’inganno di una ricostruzione storica che ne ha naturalmente avallato l’assenza.

Ossigeno. È tutto qui, in alcuni versi di Emma Baeri (I Lumi e il cerchio, Rubbettino 2008, p. 190):

La fine della storia
appare morte
ma è sguardo differente
sulle cose
è acquisto di memoria
di me stessa – lieve
pensosa di parole nuove
Può sembrare banale
forse insano
Ma la gioia di esistere
è più forte
del greve condiscendere del padre
della grigia mestizia
che trascura
il sapore del vento
(…)

MGrazia


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