19 novembre 2012

... intermezzo (quasi) futile



gerani petali
Sabato scorso a Bologna al seminario attorno al numero Plastiche della rivista di storia delle donne Genesis

… e quando il chirurgo plastico dice più o meno che “ allungandosi la vita, il bisturi permette di armonizzare l’età biologica con la percezione interiore di un sé ancora giovane” ho pensato a quei silenziosi  momenti in cui muta e un po’ vergognosa davanti allo specchio provo a sollevarmi un po’ la palpebra, ecco a tirare leggermente la fronte… e le guance che s’appoggiano a quella che un tempo era una graziosa fossetta…
Insomma questo è uno di quei casi in cui la povertà risolve e non complica, perché davvero non saprei cosa farei se avessi la possibilità di permettermi un intervento estetico – o foss’anche un’iniezione del famigerato botulino – ma il caso non si dà, quindi posso filosofeggiare.

Non so esattamente che cosa significhi sentirsi sempre giovani, mi sembra di essere veramente molto diversa da quando avevo vent’anni e spesso il cambio non mi dispiace ma poi sì, è vero, vorrei desiderare ed essere  desiderata con lo stesso impeto smemorato di quando avevo vent’anni: questo mi manca,  lo sguardo che s’impiglia spontaneamente su un corpo, il mio o altrui. Perfettamente lo dice Porpora Marcasciano che lamenta come spesso mettiamo da parte, anche grazie alle nostre vite virtuali, quel corpo che sanguina, suda, eiacula, perché “è quello il corpo desiderante”. Ecco, sì, questo mi pare giusto: vorrei desiderare ed essere desiderata con tutto l’ingombro del mio corpo, così come si è venuto modificando nel tempo, solco dopo solco. Non ho voglia di rinunciare a questa carne che sono io, che sono stata io nel tempo.
E mentre lo penso so che è impossibile, che anche l’amore e il desiderio sono cambiati e che la nostalgia ci serve soltanto a misurare la distanza; poco importa e poco mi consola ripetermi che io voglio essere libera da ogni condizionamento e da ogni modello di bellezza. Lo so  quanto sia osceno agli occhi del mondo il desiderio senile femminile, più di quello maschile, da sempre puntellato da potere e prestigio. Ma poco mi importa perché quello che voglio davvero è desiderare ed essere desiderata con l’impeto dei vent’anni.
E ancora, lo so bene che non c’è una parola definitiva,  non c’è solo il comando e non c’è solo la soggettività che prova a districarsi fuori dalla rigida gabbia dell’identità di genere ma una continua tensione e ridefinizione e ricerca.  Provo a spianare la mia ruga con le dita e con auto indulgenza penso che vorrei che qualcuno mi trovasse semplicemente bella, amasse il mio odore, il suono della mia voce così com’è perché, invecchiando, mi ci sono affezionata.

Paola

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