Sabato scorso a Bologna al seminario attorno al numero Plastiche
della rivista di storia delle donne Genesis.
… e quando il chirurgo plastico dice più o meno che “
allungandosi la vita, il bisturi permette di armonizzare l’età biologica con la
percezione interiore di un sé ancora giovane” ho pensato a quei silenziosi momenti in cui muta e un po’ vergognosa
davanti allo specchio provo a sollevarmi un po’ la palpebra, ecco a tirare
leggermente la fronte… e le guance che s’appoggiano a quella che un tempo era
una graziosa fossetta…
Insomma questo è uno di quei casi in cui la povertà risolve
e non complica, perché davvero non saprei cosa farei se avessi la possibilità di
permettermi un intervento estetico – o foss’anche un’iniezione del famigerato
botulino – ma il caso non si dà, quindi posso filosofeggiare.
Non so esattamente che cosa significhi sentirsi sempre
giovani, mi sembra di essere veramente molto diversa da quando avevo vent’anni
e spesso il cambio non mi dispiace ma poi sì, è vero, vorrei desiderare ed essere
desiderata con lo stesso impeto
smemorato di quando avevo vent’anni: questo mi manca, lo sguardo che s’impiglia spontaneamente su
un corpo, il mio o altrui. Perfettamente lo dice Porpora Marcasciano che lamenta
come spesso mettiamo da parte, anche grazie alle nostre vite virtuali, quel
corpo che sanguina, suda, eiacula, perché “è quello il corpo desiderante”.
Ecco, sì, questo mi pare giusto: vorrei desiderare ed essere desiderata con
tutto l’ingombro del mio corpo, così come si è venuto modificando nel tempo,
solco dopo solco. Non ho voglia di rinunciare a questa carne che sono io, che
sono stata io nel tempo.
E mentre lo penso so che è impossibile, che anche l’amore e
il desiderio sono cambiati e che la nostalgia ci serve soltanto a misurare la
distanza; poco importa e poco mi consola ripetermi che io voglio essere libera da ogni
condizionamento e da ogni modello di bellezza. Lo so quanto sia osceno agli occhi del mondo il
desiderio senile femminile, più di quello maschile, da sempre puntellato da
potere e prestigio. Ma poco mi importa perché quello che voglio davvero è
desiderare ed essere desiderata con l’impeto dei vent’anni.
E ancora, lo so bene che non c’è una parola definitiva, non c’è solo il comando e non c’è solo la
soggettività che prova a districarsi fuori dalla rigida gabbia dell’identità di
genere ma una continua tensione e ridefinizione e ricerca. Provo a spianare la mia ruga con le dita e
con auto indulgenza penso che vorrei che qualcuno mi trovasse semplicemente
bella, amasse il mio odore, il suono della mia voce così com’è perché,
invecchiando, mi ci sono affezionata.
Paola
Nessun commento:
Posta un commento