11 febbraio 2013

Chi farà la rivoluzione necessaria?



Sabato scorso 9 febbraio si è svolto a Bologna l'incontro nazionale dopo Paestum Donne Vita Politica.
Qui trovate alcuni degli interventi, spero presto che altri saranno resi disponibili in rete così che tutt* possano farsi un'idea. Io c'ero (la mattina) e ne sono rimasta molto turbata. Ho grande stima di alcune delle intervenute. Considero alcuni dei temi sollevati importanti - la politica, la rappresentanza, la libertà femminile. Ma l'impressione complessiva è stata quella di un dibattito sterile, incapace di dire qualcosa di autenticamente incisivo rispetto alla tragedia che stiamo vivendo. Di cui in Italia viviamo per alcuni versi il sovrappiù di una vergognosa farsa sotto il livello di guardia; ma l'origine è il baratro di giustizia sociale, di sostenibilità e distribuzione della ricchezza, di opportunità e speranza che stiamo occhieggiando in Europa e nel mondo. Di questo mi sarebbe piaciuto che un po' si parlasse e non solo per lamentare che altri non ne parlino.  
Ho avuto per molti anni la speranza che il femminismo potesse essere rivitalizzato nella sua carica di critica radicale e trasformazione attiva del mondo, in nome di un'altra economia possibile. Se questo avviene o è avvenuto, è stato nei movimenti, nei social forum, nei collettivi di studentesse, nei gruppi di acquisto solidale, nel commercio equo, nell'autoproduzione e autocostruzione, nel referendum sull'acqua pubblica, nella Valle Notav, nei comitati No dal Molin.... eccetera eccetera eccetera. Lì io ritrovo qualcosa di sommerso ma ancora vitale che viene dalla grande lezione delle pratiche del femminismo. E forse è lì allora che io oggi voglio stare, con uomini e donne, con generazioni diverse, con persone con storie differenti. Dove, spero, ci sia posto per tutt*. Anche per voi.
Paola

1 commento:

Daniela ha detto...

Cara Paola, fa piacere (si fa per dire) leggere che hai avuto la stessa sensazione che ho avuto io dall'esterno, mi bastò sentire l'esitazione nella voce delle giovani compagne quando le chiesi di raccontarmi Paestum. E mi dispiace che anche questo incontro sia andato nella stessa direzione.
Concordo molto con te sulla necessità di una prospettiva femminista nel mondo reale, nelle contraddizioni e nelle lotte, ma, d'altro canto, penso che ci sia bisogno di un percorso di soggettivizzazione delle donne (perdonami, ne capisco limiti e obiezioni) C'è n'è bisogno semplicemenete perché il punto di vista femminista è visto come una "pain in the ass" dalle realtà in lotta, come un pegno che devono pagare all'essere "rivoluzionari" o progressisti che sia. E vengono sottovalutate, boicottate e/o ignorate le potenzialità di quel discorso (per non mettersi in discussione?).
E quindi temo che ci sia bisogno che "le donne" si parlino tra loro, e siano in grado di rappresentare un soggetto unito, come portatrici di istanze. Se no finisce come gli ultimi 15-20 anni in cui si scompare, facendo scomparire l'intero discorso.