30 aprile 2011

The day after, day after day

Viviamo senza più fiutare sotto di noi il paese,
a dieci passi le nostre voci sono già bell’e sperse

We live without feeling the country beneath us,
ten steps away and our voices are dissipated
Osip Mandel'štam

Arrivo in ritardo, volutamente, una forma di protesta contro un paese che cancella la cronologia quotidianamente, come un browser.
Non si può nuotare sempre a pelo dell’acqua.
Sul brutto articolo di Alberto Asor Rosa apparso sul Manifesto il 13 aprile ho letto tanto, ma mi sembra valga la pena di segnalare solo la discussione che si é svolta sul blog di Loredana Lipperini. Del brutto articolo di Asor Rosa ho discusso più del necessario, tanto che credo di aver dato tutte le parole al vento e di non aver quasi più la forza di farle uscire dalle dita.
Arrivo in ritardo, volutamente, ma questa discussione fa vibrare la mia sedia, dunque arrivo, comunque.
Asor Rosa non ha pisciato fuori dal vaso, piscia fuori dal vaso un uomo distratto (pisciano fuori dal vaso i maschi che pisciano in piedi, non quelli che la fanno seduti o le donne), ed io non credo affatto che Asor Rosa fosse distratto.
Al contrario di quanto é stato detto da più parti, lo scenario disegnato nell'articolo del Manifesto non ricorda affatto i golpe sudamericani, a me sembra piuttosto un’idea delicata e pacificatrice del colpo di stato, una felice sistemazione dall’alto con lieto fine democratico - se proprio aveva in mente qualcosa, quel qualcosa era la rivoluzione dei garofani del 1974.
Quello che nessuno sembra aver notato é che la “soluzione Asor Rosa” ha come secondo assunto una svalutazione pressoché totale dell’azione politica dal basso, delle sue possibilità e dei suoi esiti.
E poiché Asor Rosa amplifica un sentimento che vedo diffuso e in diffusione - una sorta di nichilismo all’acqua di giò di giorgio armani - credo valga la pena di non avallarlo pubblicamente.
Il primo assunto dell’articolo é che “Presidente del Consiglio & Co.” siano IL problema dell’Italia: mandata a casa la gang, risolta la questione.
Questa valutazione - peraltro così comune - mi sembra davvero troppo semplicistica, per chiunque.
Lo sfascio é sotto gli occhi di tutti, ogni giorno é un day after, non ci sono più days before a disposizione.
In che stato é la democrazia? In che Stato é la democrazia? Cosa é la democrazia? Come ce la figuriamo?
Molte delle analisi che mi trovo a leggere sono inquinate da una visione sfocata della realtà in cui oggi ci muoviamo, tutti.
Certo, individualmente é motivante avere un nemico, ognuno può farsi la sua piccola Guerra Fredda personale dimenticandosi del reale.
La consolazione è la sazietà di chi ha la bocca buona.
Sì, nemmeno io ne posso più di quelli che starnazzano scomposti, sputazzando saliva mentre sparano il loro sdegno come le canoniche treavemaria assegnate dal prete per purificarsi dai peccati, e sono stanca allo stesso modo di quelli che partono alla carica con il fallo in resta, salvo poi fermarsi a marcare il territorio in cerchio attorno a loro stessi.
Per resistere non bisogna assolversi.
Valentina

1 commento:

Giorgio Cappozzo ha detto...

È vero, Valentina: per resistere non bisogna assolversi.