17 ottobre 2011

Cos'è successo il 15 ottobre 2011?

Questo post nasce come commento alla discussione su Giap! che è stato il luogo - un luogo che ringrazio - nel quale ho seguito il racconto della manifestazione del 15 ottobre, vi consiglio di prendervi 20 minuti e di leggere tutto. Vi consiglio anche di dare un'occhiata a Femminismo a Sud .

Alzo il ditino, ho bisogno di capire, le mie sono domande, non affermazioni, non spreco i punti interrogativi a fini retorici.
Qualcosa non mi quadra, ma non so cos’é - e non lo so ancora.
Passata una certa misura ci si fa proprio schifo ad aver ragione, a ripetere, quasi sembrassero intuizioni, cose prevedibili, prevedibilissime, cose già accadute un secondo prima di accadere. Non é lungimiranza.
Ci si fa schifo soprattutto se, come me, sei solo un thursday’s child, fuori luogo anche dentro i tuoi pensieri.
Ci si fa schifo perché non si vorrebbe aver ragione, questa ragione che non ha né valenza analitica, né impatto politico.
Questa stupida premessa per sottolineare che le mie sono davvero domande, domande che girano attorno a me come mosche attorno alla merda.
Non é che la chiamata alle armi all’Evento si trascina come inevitabile conseguenza la discussione sulla Violenza e che bisognerebbe vedere le minuscole anche solo per tornare a percepire la complessità?
Non é che, a furia di banalizzare, in un’ottica di lotta di classe l’unica azione efficace diventa l’inazione, che il nemico tra un po’ passa e nel caso sia agonizzante tu sei riposato e c’hai tutta la forza che ti serve per dargli il colpo finale? E come la mettiamo con la perdita di tono muscolare?  
Non é che a furia di banalizzare, accade l’esatto contrario? E come la mettiamo con la distrazione?
Non é che a volte si confondono le contro-narrazioni con le meta-narrazioni e si riproducono schemi invece di generare pensiero?
Non c’é niente di chiaro, mi scuso, ho la vista appannata e le dita rigide.

Nota a margine su veline, titoli e commenti sparsi per il web
La gara a chi ce l'ha più lungo può decidere di giocarla anche una portatrice sana di vagina, e questo mi interroga, è una questione culturale profonda ed io ho parlato già troppo. Dico solo – unendo con un filo la critica culturale di Lonzi e quella dei generi di Butler – é non riconoscendoci in una cultura di dominio che le togliamo l’illusione dell’universalità.
Su questo punto segnalo Lipperatura.

Valentina

Una risposta alla domanda di Maria Grazia c'è stata, ed è qui.

2 commenti:

wedwellinpossibility ha detto...

Ciao Vale!
commentarsi vicendevolmente è come guardarsi allo specchio e osservare le imperfezioni --- un'operazione pericolosa.
Cmq, ho letto con urgenza il tuo post. Cos'è successo il 15? Mi pare che si sia voluto 'mandare in vacca' quella che poteva essere anche per l'Italia una bella presa pubblica di coscienza civile. Una riappropriazione, che - per varie ragioni, forse anche la caduta di tono muscolare - certo qui non piace a nessuno, neppure alle sinistre. Tra i vari commenti apparsi sui giornali, mi sarebbe piaciuto vedere una presa di parola da parte del movimento antagonista: suvvia, uno sforzo. Veramente dobbiamo credere che vi siete organizzati per assaltare una camionetta dei carabinieri firmando la prodezza (Carlo vive!)???? Se così fosse, non saremmo solo alla banale riproduzione di uno schema, ma peggio, dovremmo prendere atto che le mosche banchettano sopra di noi. MG

Anonimo ha detto...

Ciao Vale e MariaGrazia!
abbiamo voluto il blog plurale, allora facciamolo parlare! Anch'io mi sento fuori posto, spesso mi sono sentita Cassandra, insomma sto spesso a disagio nella mia stessa pelle e sono smarrita.
Da tempo, nonostante ogni tanto qualche cosa sommuova in me non sento più il fascino cogente della piazza, sarà la vecchiaia che incombe. Si potrebbe parlare per sempre, le cose che mi vengono più spontanee sono:
-sì forse è ora di lavorare molto di più su altre forme di mobilitazione (ma da Genova in poi questo è stato ampiamente fatto, in tante esperienze che rimagono invisibili anche a chi sta un metro più in là) per cambiare proprio paradigma, come dicono alcune riflessioni di "Femminismo a sud"
-vorrei fare una doppia e banale operazione di verità: mi sento e resto nonviolenta (senza trattino, riflettuta e conscia del valore profondo della legittima difesa)ma premessa indispensabile di un autentico agire non violento è riconoscere e far riconoscere quelle in doppiopetto come forme di violenza pura e semplice; andare a vedere senza pudori e senza retorica quanti sono ancora affascinati dal confronto muscolare e chiederci - ancora e di nuovo - perché
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