E’ storia vecchia: l’estenuante lavoro domestico di riproduzione (delle condizioni della vita e non solo della specie) resta invisibile.
Per l’istituto centrale di statistica i lavori casalinghi non sono lavoro: “Per lavoro si intende qualsiasi attività diretta all’ottenimento di una retribuzione, salario, stipendio, profitto, ecc. Non devono essere considerate le ore impiegate per lavori casalinghi, piccole manutenzioni o riparazioni domestiche, hobbies e simili”.
E’ storia vecchia: nonostante gli sforzi decennali (altrettanto estenuanti del lavoro domestico) per conteggiare l’enorme quantità di lavoro svolto ancora in maggioranza dalle donne, nel censimento ancora non si potrà vedere.
Si può continuare lo sforzo per aggiungerlo, ricomprenderlo, contarlo. Ma forse, donne e uomini, abbiamo bisogno di una cura più radicale: ripensare il concetto stesso di lavoro e la sua priorità. Che immane spreco di tempo e felicità darsi tanto da fare per guadagnare una cosa così priva di fascino, odore colore sapore suono come alcuni bit persi nell’etere:salario, stipendio, profitto…
Paola
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