7 ottobre 2011

Il deprivato è politico

Quanto segue parla di me, ma non solo. Quanto segue non parla di me, ma anche.
The next talk about me, but not only. The next don't talk about me, but also.

Mi sento obliqua rispetto al piano della realtà e provo ammirazione per quelli che invece vi sono perpendicolari, ben piantati su di esso anche se proiettati altrove.
Mi sento al centro di un uragano di vetri infrangibili, non sono in mezzo alla tempesta, non ne sono fuori.
La colla non rimette insieme la polvere.

Qualcosa incombe, qualcosa si prepara.
Qualcosa incombe, qualcosa si prepara?
E io sono ancora in grado di subodorare il presente?
O sono come quegli animali cresciuti in cattività che confondo l’odore del camino con la puzza d’incendio?

Io a che classe sociale appartengo?

Io ho una laurea magistrale, un master, un dottorato.
Io ho lavorato e lavoro per: università, case editrici, scuole, grossi quotidiani, progetti europei.
Io non ho mai accettato di lavorare gratis.
Io ho detto un sacco di no.
Io lavoro con contratti di collaborazione.
Io vengo pagata male, in ritardo, poco.
Io accumulo bollette perché non posso pagarle.
Io ho una casa piena di libri, una stanza tutta per me, un bel computer su cui scrivere.
Io alcuni mesi sono povera poverissima, altri mesi la sfango, altri ancora mi sento benestante.
Io non voglio guadagnare di più.
Io penso che la vita oggi abbia un costo nemmeno lontanamente plausibile, il mio non é un problema di mancato accesso ai consumi e di desiderio.
Io penso che occorra andare alla radice della questione, che gli aggiustamenti siano cose di superficie buone per chi non si vuole sforzare, che sia necessario un pensiero rivoluzionario.

Io sono una privilegiata.
Io sono una deprivata.
Questa schizofrenia, che di per sé genera un disagio esistenziale, mi risulta insostenibile, politicamente.

Io a che classe sociale appartengo?

Valentina

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