5 ottobre 2011

Ora o mai più?

Per Tina, Matilde, Giovanna, Antonella e Maria, morte di lavoro a Barletta

Right now or never?
Again about women’s work. Dedicated to Tina, Matilde, Giovanna, Antonella e Maria who have been  working in illegal awful conditions and died.

Dal sito di “Se non ora quando” ho appreso che, dopo l’assise nazionale a Roma del 2 ottobre, è in preparazione un appuntamento autunnale a Bologna sui temi del lavoro, una proposta avanzata da un gruppo di giovani donne impegnate, dice il resoconto a “ripensare il lavoro in un’ottica di genere e generazionale”.

Mi sono detta, potrebbe essere una buona occasione di confronto tra donne diverse; purché, ho proseguito fra me e me, si diano per scontate meno cose possibili e si osi a tutto campo su che cosa è per le donne, più anziane o più giovani, il lavoro;  su quale lavoro desideriamo e su come vorremmo fosse fatto e non solo su come è stato sinora; purché accettassimo serenamente di declinare tutta la trama di relazioni, di significati, di simboli che “il lavoro” e “i lavori” trainano con sé, alcuni incardinati su una grammatica dei diritti che vorremmo fosse anche la nostra lingua; altri più anarchici e riottosi ma pur sempre apparentati alla giustizia da una parte, al desiderio dall’altra.

Pensavo così e altre cose sull’urgenza della crisi e poi ho saputo di Barletta. E mi è sembrato che le mie belle considerazioni, proprio come quella palazzina, si afflosciassero su se stesse. Poi ancora ho letto una parte del commento di Massimo Gramellini su La stampa : “Se non ora quando? È una domanda che sfiorisce prima di giungere alle loro orecchie  delle operaie morte].Non può esistere riscossa per chi ha come orizzonte esistenziale la prossima bolletta”.

Non lavoro in uno scantinato fatiscente e non so se ” Se non ora quando” e relativi appuntamenti siano una forma di riscossa. Il mio orizzonte esistenziale è la prossima bolletta ma non voglio arrendermi, né pensare che qualcun altro andrà avanti per me. Voglio desiderare un altro lavoro, o pensare la fine di questo lavoro, o del lavoro tutto finché avrò un cervello funzionante in grado di immaginare futuri possibili. La pietà e l’indignazione – per quanto umani, e dovuti – li lascio a chi ha un orizzonte esistenziale che può andare oltre la prossima bolletta.

Paola

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