An interview with Elisabeth Badinter : the maternal love is an “Amour en plus”. Again
Donne e materno (ruolo, istinto, destino storico): una discussione infinita e intrigante, a volte frustrante nella sua ripetitiva superficialità, altre volte capace di toccare corde umanissime nonché di autentico libero pensiero.
Oggi, la bella intervista di Anais Ginori a Elisabeth Badinther (via Lipperatura) ritorna su temi cari all’autrice in occasione della riedizione dell’ormai storico L’amour en plus e ci regala passaggi che confortano sul senso di continuare a riflettere e a scavare su temi così difficili, dove la semplificazione e il conformismo intellettuale rimangono più in agguato che mai:
“l’amore materno è soltanto un sentimento, e dunque è incerto, fragile, imperfetto. Non va dato per scontato: è in più”
E’ un fatto: le mamme “cattive”, l’eventuale forfait di questo sentimento così fragile e mutevole, nel tempo, nello spazio, nelle individue spaventa tantissimo, ognuno e ognuna di noi. Più che l’assenza o la cattiveria dei padri, quella delle madri è quasi per definizione mostruosa e inconcepibile. Quanti sforzi durissimi per far passare ad ogni costo la fallibile relazione con la propria prole per un istinto granitico e immutabile. Non è difficile, se riusciamo a far tacere per qualche istante i nostri fantasmi e le nostre nostalgie, intravedere al di sotto della fissità della rappresentazione non solo relazioni di potere e strutture sociali (patriarcali) ma anche il nostro umanissimo desiderio di essere consolati, da una madre buonissima, onnipotente e indefettibile, dall’ “insopportabile leggerezza dell’essere”, dalla perdita e dal lutto che assediano tutti noi. Solo che forse sarebbe ora che, appunto, fuori dall’infanzia anagrafica, uscissimo da quella simbolica, smettessimo di essere tutti figli/e a vita, ci prendessimo la responsabilità di portare, ciascuno come meglio può (auspicabilmente nell’empatia verso la totalità del vivente) il nostro guscio in porto, senza gravare di questo esito le spalle delle donne/mamme.
Curiosamente, una contraddizione ritorna legata all’indefettibile bontà materna: da una parte si vogliono tutte le madri dotate di potere salvifico, di bontà istintiva e infinita, senza misura; dall’altra si contesta duramente chi poi tenta di fondare su queste virtù, vere o presunte, storiche o naturali, potere e capacità femminili nella sfera pubblica. Operazione per la quale io non ho mai avuto grande simpatia; ma a volte mi viene da dire, visto i pulpiti da cui proviene la critica: cari signori (e signore), delle due l’una: o siamo comunque madri “buonissime” ( e allora perché non riconoscerci tout court questa virtù?) o non lo siamo. Ma allora non chiedeteci di essere tutte quante madonne, gridando allo scandalo quando qualcuna solleva il manto azzurro.
E’ un passaggio che interroga anche il femminismo, e anche quello più radicale. Vi lascio con un altro passaggio dell’intervista a Badinter, che io trovo per la verità discutibile, ma ugualmente stimolante
“… in qualche modo è passata l’idea che femminismo e maternità non fossero compatibili. Da questo equivoco è scaturito il femminismo della differenza, radicalmente opposto, che mette la maternità al centro della identità femminile”
Paola
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