Il 30 giugno si sono riuniti a Ginevra i ministri degli esteri dei più potenti paesi del mondo su invito di Kofi Annan. Inviato dell’Onu e della Lega araba, dopo la sua
missione in Siria, Annan ha proposto una soluzione di compromesso: un governo
di unità nazionale con la partecipazione dello stesso Bashar el-Assad. Le
ragioni di politica estera che hanno indotto a sostenere una tale proposta si
possono ricostruire anche attraverso pochi articoli di giornali. E’ importante
evitare che la Siria diventi una nuova Libia anche perché le alleanze in gioco
nell’area non permetterebbero l’azione unilaterale che ha portato all’uccisione
di Gheddafi. Come dire, il ruggito del “Leone di Damasco” pur avendo perso di
vigore è ancora forte, nonostante e anche in virtù del figlio Bashar.
La sollevazione
siriana cominciò, infatti, pacificamente, sedici mesi fa, sull’onda della primavera
araba, e immediatamente è stata repressa dal regime di Assad. I lealisti e i
militari hanno portato avanti in questi mesi una brutale campagna contro il
popolo siriano, caratterizzata da bombardamenti aerei, uccisioni di massa,
stupri e altre atrocità. Tutto questo mentre Bashar acquistava on-line video
giochi e la sua consorte Asma costose calzature e raffinate porcellane.
Il bilancio di questi mesi è drammatico. Sul terreno oltre
15.000 morti, fra essi numerose donne e bambini. Anche i “ribelli”, gli
oppositori al regime, nel frattempo si sono armati. Di pacifico nella
rivoluzione siriana è rimasto poco o nulla. Vane anche le azioni di una giovane
attivista per i diritti umani, Rima Dali, imprigionata per aver manifestato a
Damasco per la fine delle atrocità.
Ora, se le ragion di stato avessero tenuto conto di altri fattori, tipo la volontà dei popoli, quale sarebbe stata l'attuale situazione siriana? E' possibile ipotizzare che una prospettiva femminista sulle relazioni internazionali avrebbe dato una chance per il futuro al coraggio di Rima Dali? Se gli attori in campi, soprattutto a livello di comunità internazionale si fossero attivati prima e in maniera più costruttiva, ci sarebbero ancora spari su Damasco?
Già lo scorso dicembre in un’erboristeria del centro di Bologna,
chiedendo di un panetto di sapone di Aleppo, si diceva che a causa della guerra
l’esportazione del prodotto ne stava risentendo e che i distributori italiani non riuscivano
ad ottenerlo. Nella regione di Aleppo (una della quattro città più
importati della Siria) la terra rossa dei campi è sporca di sangue. Quest'autunno chi raccoglierà le olive verdi, le più grandi e sode, e le
bacche di alloro da cui estrarre gli oli per la produzione del magnifico
prodotto? Le spigolatrici non vi potranno andare, temo.
Quanto sapone servirà domani per cancellare le macchie di sangue e lavare via le tracce delle atrocità?
Quanto sapone servirà domani per cancellare le macchie di sangue e lavare via le tracce delle atrocità?
MGrazia
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