19 ottobre 2011

I giorni dopo del 15 ottobre: la poesia è anticapitalista

After october 15th  in Rome: i don’t know violence, but poetry is always - maybe - against capitalism

In qualche cartello nel corteo del 15 ottobre, è comparso lo slogan “la poesia è anticapitalista”. Sì, lo so, è ingenuo e non è all’altezza delle approfondite e “risolutorie” analisi che molti stanno facendo e faranno. Mi consola, è consolatorio? Eppure, mentre mi contorco nello strabismo necessario a non dividere i buoni dai cattivi, così come mi sono rifiutata sempre di dividere le buone dalle cattive, le puttane dalle donne per bene, per prendere benefica ma non vuotamente neutra distanza, mi è capitato di leggere su acompulsivereader (l'essere lettrice compulsiva, questo sì che mi rappresenta!), un’apologia dell’irrilevanza economica della poesia, della sua capacità di rompere la pervasiva manipolazione della globalizzazione, del suo essere una spontanea, autorganizzata forma di cultura non suscettibile di profitto: una forma potenziale di autentico corpo politico “resistente”. A tutt* coloro che, come me, hanno bisogno di empatia e consolazione.
Paola

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