22 dicembre 2011

Firenze, Casa pound e altro: potenzialità e limiti della trasversalità femminile

From neofascim in Italy to how (and if) women can make common cause

Dopo quanto accaduto a Firenze (in quei giorni ero in Germania: nei notiziari televisivi infiniti e dettagliati servizi su Liegi, e neppure una parola su Firenze, perché?) si è aperto un aspro dibattito sul neofascismo dei nostri anni e su Casa Pound. Come forse era inevitabile, il dibattito è tracimato, si è articolato e allargato, fino a toccare le ragioni del manifestare in piazza da donne e quelle di una possibile azioni politica comune e trasversale.
Da un bel po’ penso che la trasversalità femminile sia un potente strumento di azione politica quando è riconoscimento di una comune esperienza di un mondo tuttora pensato e costruito al maschile , ma che possa e debba trovare un suo limite, in senso positivo, nel riconoscere nello stesso modo che le stesse donne, come genere indifferenziato, sono anch’esse state pensate dagli uomini. Le donne sono diverse, fra loro, hanno diverse opzioni politiche a prescindere dal fatto che siano, come dice una nostra cara amica, “portatrici sane di vagina”.
Detto questo, mi ritrovo molto nelle domande che pone Loredana Lipperini in questo post .
Ero bambina negli anni settanta e sono cresciuta, politicamente parlando, negli anni ottanta. Sulla mia generazione, maschi e femmine, ha pesato l'eredità, la paura della violenza politica e anche la difficoltà di comprendere le ragioni e il contesto storico del passato recente e del presente. Chi non ha trovato oblio e rifugio nella crudele ed allegra abbuffata affluente che stava precocemente sgretolando, prima ancora che fosse davvero visibile, diritti e un sentire comune è stato spesso isolato e afono. Mi riconosco profondamente nelle ragioni di una nonviolenza che mi ha insegnato molte cose sulle radici e i meccanismi profondi ed occulti del potere, così come ha fatto, per me, il femminismo.
Faccio fatica a ritrovarmi in uno spazio politico che ho pensato per molto essere il mio ma che ho sentito progressivamente sempre più cieco e sordo a diverse cose: al peggiorare drammatico delle condizioni di vita e convivenza, alla profonda crisi ambientale e di risorse e alle politiche repressive e di rapina messe in atto a livello planetario per scaricarla sul 99% (per semplificare e capirci), alla ricerca di un "altro mondo possibile" per dirla ancora con uno slogan.
Sono grata a chi tiene aperto uno spazio di discussione libera - sul web accade, nonostante io non condivida la retorica della rete e sia consapevole di quanta pericolosa schifezza ci sia in giro.
Se cessiamo di prendere distanza anche da noi stessi, di guardarci e guardare al linguaggio che usiamo, allora, come scrive Luigi Zoja in un suo bel libro, la paranoia, che è contagiosa e capace di grande mimetismo, ci trascinerà rovinosamente a valle come una valanga che si alimenta di se stessa. Certo, è estremamente faticoso, ma fa parte del dubbio "privilegio" di avere una cervello complesso e funzionante.
Davvero, viviamo in tempi bui. E non abbiamo messaggi da lasciare a chi verrà dopo di noi.
Paola

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