"L'uomo ha lasciato la donna sola di fronte a una legge che le impedisce di abortire: sola, denigrata, indegna della collettività. Domani finirà per lasciarla sola di fronte a una legge che non le impedirà di abortire, sola, gratificata, degna della collettività. Ma la donna si chiede: "Per il piacere di chi sono rimasta incinta? Per il piacere di chi sto abortendo?". Questo interrogativo contiene i germi della nostra liberazione:formulandolo, le donne abbandonano l'identificazione con l'uomo e trovano la forza di rompere un'omertà che è il coronamento della colonizzazione.
(...)
Proviamo a pensare a una civiltà in cui la libera sessualità non si configuri come l'apoteosi del libero aborto e dei contraccettivi adottati dalla donna: essa si manifesterà come sviluppo di una sessualità non specificamente procreativa, ma polimorfa, e cioè sganciata dalla finalizzazione vaginale. Non si tratterà più di preparare l'incontro ta il sesso di un soggetto egemone e il suo strumento, ma tra due soggetti umani, la donna e l'uomo, e i loro sessi (con ogni prevedibile e imprevedibile fluttuazione nell'assetto eterosessuale dell'umanità). Da luogo della violenza e della voluttà la vagina diventa, a discrezione, uno dei luoghi per giochi sessuali. In tale civiltà apparirebbe chiaro che i contraccettivi spettano a chi intendesse usufruire della sessualità di tipo procreativo, e che l'aborto non è una soluzione per la donna libera, ma per la donna colonizzata dal sistema patriarcale".
Rivolta Femminile, 1971
Paola
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