Capita anche di leggere e sentire - soprattutto nei casi di violenze che vengono reputate "meno gravi" - che è sbagliato ricercare e attribuire responsabilità individuali perché ormai quegli indidivdui - un uomo e una donna, in genere - non sono più tali ma formano una nuova entità a sé stante, la coppia, appunto.
Mi turba profondamente questo passaggio dal riconoscimento del fatto che una relazione costruisce uno scenario specifico, che non è la somma degli esseri in relazione ma qualcosa di più e di diverso, al postulato di un'entità fusionale, indifferenziata, in cui non sarebbe più possibile, e corretto, distinguere le resposabilità.
Se non ci sono confini, infatti, nessuna comprensione, nessuna mediazione è possibile. In sostanza, nessuna relazione: nessuno scambio, e nessuna crescita.Riconoscere resposabilità individuali dovrebbe essere sempre possibile non solo da un punto di vista giudiziario (che tale è, la responsabilità, nel nostro sistema penale) ma anche umano e affettivo. Perché una delle radici della violenza è senz'altro l'incapacità di cogliere e gestire i confini tra sé e l'altro, di accettare i propri limiti e con questo di ridimensionare le minacce al sé che ogni conflitto comporta. Prima che diventino così radicali e inaccettabili da poter essere controllati solo con l'eliminazione fisica di una parte di questo abnorme sé.
Paola
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