Ci sono giorni in cui mi sveglio svogliata e non ho voglia di scrivere/parlare con nessuno e a nessuno.
Mi sento in colpa perchè penso che sempre devo un tanto di cura a chi mi sta intorno e al mondo. Sarà la vecchia e sempre utile oblatività femminile, non so. A volte - e poi mi sento in colpa ancora di più per aver avuto la presunzione di pensarlo -penso anche che c'è qualcuno che apre questo blog per vedere se c'è qualcosa di nuovo. Come autosvalutarsi e sentirsi indispensabili in un colpo solo, un capolavoro dell'esperienza storica femminile, anche questo non è una novità.
Poi leggo altri e sollevo lo sguardo dal mio ombelico per scoprire che sta vicino all'ombelico del mondo. A volte mi capita di voler condividere queste parole con chi mi sta intorno e chi legge.
Oggi lo faccio con queste frasi di Franco Berardi Bifo su Aaron Swartz e Bartleby (sgomberato per la seconda volta stamattina a Bologna). Che c'entrano? beh, potete leggerlo. Per stamane io sono felice che mi abbiano ricordato che è possibile l'incontro di corpi che parlano e parole che hanno un corpo. Questo è stato (anche) il femminismo.
"C’è una via d’uscita da questa sindrome suicidaria che ogni giorno uccide nelle fabbriche cinesi, nelle aree rurali dell’India, tra i giovani islamisti e tra i lavoratori cognitivi precari?
Se c’è sta nella creazione di luoghi in cui l’amicizia è incontro di corpi che parlano e di parole che hanno un corpo."
Paola
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