7 luglio 2014

Io prendo gli appunti a matita ....

 Così ho passato buona parte del pomeriggio cercando una citazione nascosta in uno dei quaderni sparsi, in cui accumulo/affastello quanto mi sembra o mi è sembrato interessante.
Annoto tanto e di tutto: argomenti di studio, pensieri a margine di episodi spesso poco significativi, indirizzi di persone di cui non ricordo nulla - neppure perché ho il recapito, la tavola sinottica dei migliori distillati d'Italia (!), i titoli di tutti i libri che ho letto, di quelli che avrei voluto e di quelli che avrei dovuto leggere, i lavori fatti, quelli da fare, le linee guida di progetti di ricerca, alcuni scritti altri rimasti in bozza.
In particolare mi sono accorta di avere annotato quello che avrei voluto dire ma che ho dovuto tenere per me. In quest'ultima pratica mi sono applicata con una certa  convinzione quando militante ho aderito ad un partito politico.
Sarà che il mio era un partito del secolo scorso, ma carica di proposte e ideali com'ero ho fatto fatica a confrontarmi con la paternalista e transgenerazionale "ostilità" dei compagni. Un'ostilità cristallina verso un autonomo pensiero di donna e verso la parola che avrebbe potuto dirlo. Ecco, tacere perché a me/a te in quanto donna si attribuisce un ruolo politico preciso, quello del  "ripetitore consenziente" in pubblico e di "accessorio silente/annuente" nelle riunioni di partito, mi risultava inaccettabile. La scelta si impose, inevitabile: meglio lasciar perdere. Ora però tutto è cambiato.
Stando ai commentatori politici e ad alcune analiste di genere ("femminologhe", mi sbilancio), da qualche mese siamo entrati in un'era nuova, di cambiamento, in cui finalmente è stato riconosciuto un ruolo, anzi, il ruolo delle donne nella società e anche in politica, finalmente! 
Tutto questo cambiamento non sono riuscita a registrarlo. L'indicatore utilizzato è forse il dato quantitativo? Se così è, non è sufficiente. Il numero non basta più ad indicare un progresso, un passo avanti. Non si possono più fare le cose a metà. Quantità e qualità devono andare di pari passo.  
Donne impegnate in ministeri chiave o sedute su poltrone pubbliche importanti dovrebbero portare avanti proposte politiche marcatamente ispirate da riflessioni di genere, questo per provare ad affermare almeno in via di principio politiche rispettose delle diversità. Del resto, il percorso biostorico (l'accezione senza trattino è di Emma Baeri per dire: del corpo desiderante e autocosciente) di ciascuna, che è anche capacità di immaginare percorsi possibili di civiltà e di descrivere iniziative rispettose dei viventi partendo da sé, per l'appunto, solo facendosi "politica" può incidere sul sistema che regola la vita sociale, a tutto vantaggio di quella uguaglianza che si vuole acriticamente neutra e che invece gioverebbe nell'essere più equamente sessuata. 
Ma qui mi fermo, rendendomi conto che "il ripetitore consenziente" non condivide il mio orizzonte di riferimento.
"Quando una donna di partito vi si presenta così, la riconosci subito, sia che indossi il tailleur e i tacchi bassi sia che sfoggi tacchi a spillo e rossetto, è segnata dalla sua corruzione, da quella sicurezza efficiente e da quella falsa dinamicità che vuol copiare l'uomo"  (così Goliarda Sapienza, Lettera aperta, inedito, citato in Giovanna Providenti, La porta è aperta. Vita di Goliarda Sapienza, UME 2010, p. 103). 
La falsa dinamicità non è più necessaria. Non serve copiare l'uomo, poiché nessun uomo sta cedendo il posto o prova a fare spazio a delle donne capaci. Egli sta solo ricollocando utilmente l'oggetto, che a sua volta ciecamente grato non potrà che riconoscere la generosità del capo di turno, l'anziano andromane o lo scout rampante non ha alcuna importanza. Neppure lo stile serve a marcare differenze di parte tanto meno di pensiero: la spuntata tacco 12 è in assoluto il modello più apprezzato, insieme a completi pantalone e giacca. 
A scrivere a matita, si sa, la nota prima o poi sbiadisce. Sta di fatto che quando nella società, nella politica, nel costume la superficialità diventa degrado intellettuale, il femminismo rimane muto, neppure un ricordo lontano. Una perdita grave.
MGrazia



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