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6 febbraio 2013

La salutare arte del paradosso



La salutare arte del paradosso: se  un reddito minimo di esistenza, e/o l'accesso a un welfare che consenta una vita piena e dignitosa produrrebbe parassitismo e irresponsbilità (vedi oggi Spinelli); allora disoccupazione, povertà, emarginazione sociale producono cittadinanza attiva e responsabile, mi dispiace ma non avevo capito che si stava soltanto tentando di rendere me e milioni di altri migliori di quello che siamo e di farci seguire l'esempio di chi, con la propria industriosità, ha mostrato di essere toccato dalla grazia di Dio. Ma delle due l'una: o quella ad arricchirsi e perseguire tenacemente il poprio tornaconto è l'unica e autentica natura umana, e allora non si capisce perché diritti minimi garantiti dovrebbero frenare i poveri industriosi dal migliorare a ogni prezzo la propria condizione; o non lo è, e allora c'è qualcosa che non va in chi persegue unicamente e senza fine il profitto a scapito di ogni altra considerazione. E poi, come direbbe Graeber, che fastidio danno questi poveri non industriosi, che almeno non fanno nulla di male? Sottraggono risorse a chi le merita perché le ha duramente gaudagnate? ma a prescindere dal fatto che così facendo non avrebbe fatto altro che inverare la propria autentica umanità, come la mettiamo con gli ereditieri? non avendo essi fatto un bel nulla per meritarsi la fortuna che ereditano, a rigore questa società meritocratica dovrebbe confiscare loro il denaro che non si sono procurati col proprio lavoro. E speculare in borsa è un lavoro degno di ricompensa materiale - visto che non produce nulla - oppure no?

Nello stesso modo, le nozze gay mettono in crisi il matromonio eterosessuale perché evidentemente, se non costretti da una rigida norma che ci disciplina, tutti noi ci lasceremmo andare alla nostra naturale propensione all'omosessualità (come bene agromenta Befani). Se destino unico naturale umano è quello di formare una coppia uomo/donna, non si capisce perché prescriverlo per legge. Sposandosi, le coppie omo sottraggono forse una possibilità di scelta a quelle etero, o non è piuttosto il contrario... ne aggiungono una.
Paola

20 marzo 2012

Ministra Fornero, se un piatto di spaghetti le sembran pochi: lavoro, non lavoro, reddito di esistenza

Job or basic income? If they got a minimum guarantee income, would ate italian people "spaghetti" instead searching a new job? Italian Minister Fornero is worried about it...

Pare che la ministra Fornero sia preoccupata del fatto che gli italiani sussidiati col reddito di esistenza smetterebbero di cercare un lavoro accontentandosi di un piatto di spaghetti al pomodoro. Il fatto è che gli spaghetti al pomodoro ci piacciono molto e continuiamo a pensare che ci siano un sacco cose più interessanti da fare nella vita che dannarsi in un lavoro orrendo per permettersi il Sushi (il caviale è passato di moda). Siamo però adeguatamente preoccupate della nostra linea e di conseguenza inclini a non sprofondare nella nullafacenza. Per mantenere in esercizio se non altro le cellule grigie, eccovi un paio di link in ardito accostamento per riflettere su lavoro, non lavoro e reddito di esistenza:

Paola

23 febbraio 2012

Se il femminismo è “solo” una “misura di buonsenso”…

It’s feminism merely a matter of “common sense”?

Sul numero de “Gli Altri” del 17 febbraio 2012, un'intervista a Franco Piperno visionaria, provocatoria, interessante sulla parola “lavoro”. Dove si dice d’accordo con il reddito di cittadinanza: “ma non bisogna farsi illusioni sul fatto che questo comporti una trasformazione radicale della realtà. E' come il femminismo, il reddito di cittadinanza: una misura sensata”. Perché a volte ho la sensazione di avere vissuto sulla luna, in una dimensione parallela, di avere letto e visto altre cose che voi umani non potete nemmeno immaginare? E’ solo colpa mia? E’ vero accidenti, il femminismo è così “sensato” che per aver senso implica ripensare l’intera visione del mondo, se non è questa trasformazione radicale della realtà, non so cosa lo sia. Che ci sia poi riuscito, è altro paio di maniche, d’accordo. E nemmeno caviamocela dicendo che esistono più e diversi femminismi, signore e signori, ci vuole uno sforzo di immaginazione, coraggio, e un po’ più d’onestà intellettuale nel (non) parlare di cose che (non) si conoscono.
Paola