24 luglio 2012

Femicidio in Italia:l'importanza delle percentuali statistiche


 opuscolo istituzionale Casa delle donne


About the statistical evaluation of femicide in Italy

L'ultima notizia è di ieri. Non so a quanto stiamo quest'anno, ho perso il conto. Raccogliere dati attendibili ed omogenei su tutto il territorio italiano è una sfida durissima. Mancano come sempre le risorse, manca come sempre la cultura che faccia percepire la raccolta dei dati (qui eccone alcuni) come essenziale per combattere la violenza di genere e per fare una comunicazione corretta su quello che avviene.

Tempo fa, leggendo e commentando a mia volta su un blog molto seguito l'ennesimo fatto di cronaca e l'ennesima  chiamata alla mobilitazione necessaria, e sacrosanta, mi sono imbattuta in questa obiezione, declinata più o meno così: "cento o centodieci donne uccise in un anno? è ridicolo farne un problema sociale, sono una percentuale infima della popolazione femminile, invocare un massiccio intervento pubblico, un presa di coscienza di massa non ha senso". Era tanta la rabbia di fronte a una tale ridicola sottovalutazione, compiuta evidentemente in malafede, che molte furono le risposte, anche accalorate; condivisibili, intelligenti, motivate; quasi nessuna poteva però entrare nel merito di quelle statistiche che avrebbero potuto smascherare una volta per tutte questa odiosa manipolazione. Perché queste statistiche, come tanti gruppi di donne e femministe, come i centri antiviolenza e i servizi di mezza italia dicono da anni, sono gravemente carenti.

E allora che cosa avremmo bisogno di sapere?

A mio parere bastano due esempi:
 
-su tutte le donne che muoiono di morte violenta in un anno in Italia, quante lo sono per mano di un partner, ex partener, amico respinto, marito violento ecc. ecc.? Perché se risultasse che sono una percentuale significativa, il problema sociale esisterebbe eccome: non su tutta la popolazione femminile deve essere fatto il raffronto; ma su quella parte, sempre troppo grande, che subisce lo stesso destino

- su tutti gli uomini che muoiono di morte violenta in un anno in Italia, quanti lo sono per mano di una partner, ex partner, amica respinta, moglie violenta ecc. ecc.? Perché se risultasse una forbice molto forte rispetto ai dati relativi alle donne, ecco che avremmo trovato declinata nei numeri quella dimensione di genere che noi femministe conosciamo bene e riconosciamo facilmente sul piano simbolico, culturale, sociale. 

So che di fronte alla gravità del problema sembra sciocco stare a perdere tempo per ripetere l'ovvio ma se si vuole davvero cambiare non ci si può accontentare del fatto che a noi appaia tale. La nostra intelligenza, le nostre capacità non possono conoscere riposo e dare nulla per scontato.
Se si venisse a sapere che ogni anno in Italia muoiono 100 o 120 bambini per conseguenze di avvelenamento dai cibi preparati nelle mense scolastiche (e spero che questo resti una mia pura invenzione a scopo speculativo!) pensereste che c'è un serio problema sociale, perché non è ovvio morire per aver mangiato a mensa, o che il problema non esiste perché si tratterebbe soltanto di una piccola percentuale sull'intera popolazione scolastica che mangia a mensa?

Paola



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