Gli anni di massima visibilità, quelli che vanno dal ‘74 al ‘77, furono contemporaneamente quelli delle prime crisi dei gruppi di autocoscienza, di allontanamenti e di nuovi differenti inizi.
Emergevano sempre più nettamente le differenze interne ai gruppi di donne e si faceva sempre più evidente, anche nello spazio pubblico, l'impossibilità di una tanto ideale quanto impossibile sorellanza fondante le relazioni e le azioni delle donne.
Il tema dell'aborto conduce a un dibattito serrato, aspro e intenso sia a livello pubblico che privato. E’ proprio l’aborto uno dei temi su cui si misurerà la crisi del femminismo degli anni Settanta.
La discussione sull'
aborto può essere definita una causa interna di messa in crisi del femminismo, le cause esterne possono essere individuate negli spazi tolti dal terrorismo ai movimenti, che ne furono uccisi e al femminismo in particolare, anche se fu l'unico a sopravvivere.
Molti definirono "colpevole" il silenzio delle femministe sul terrorismo, un silenzio che silenzio non era, ma che veniva riempito di senso da molte militanti.
Una esperienza importante, che nasce proprio in quegli anni, è quella della
Libreria delle Donne (Milano, 1975): uno spazio di relazione tra donne che segnava tangibilmente la presenza nella sfera pubblica di un'esperienza differente. Fu quello il primo nucleo dal quale partì la riflessione e la diffusione del pensiero della differenza sessuale.
La tempestiva traduzione di Speculum da parte di Luisa Muraro (uscito in Francia nel 1974 e in Italia nel 1975) e la rapida diffusione del libro costituirono un punto di riferimento per l’elaborazione di pensieri e teorie che ponevano al centro la differenza dell’essere donna e dell’esperienza femminile.
Un pensiero che, a partire dalla decostruzione del discorso freudiano sulla sessualità femminile, superava la categoria dell’oppressione e poneva in campo un soggetto altro, rompendo con l’universalità del soggetto maschile e del suo linguaggio.
Il
pensiero della differenza si radicherà profondamente nel femminismo Italiano e assumerà, a partire dagli anni ‘80, una posizione dominante nella percezione e rappresentazione del femminismo. Dato, questo, che mette in evidenza sin da subito le questioni relative a trasmissione, memoria, eredità. Le elaborazioni femministe che hanno prevalso negli anni ‘80 e ‘90, legate all’impostazione filosofica del pensiero della differenza, che comportava implicitamente un rifiuto della storia, hanno costruito e trasmesso una visione paradossale per cui proprio il femminismo italiano, che aveva avuto un carattere di massa superiore a quello di ogni altro paese, è stato rappresentato come un percorso teorico di piccoli gruppi o di singole pensatrici, sia pure grandi (Carla Lonzi su tutte).
Il lascito di leggi seguito alla spinta femminista degli anni Settanta è notevole. In generale, possiamo affermare che il neofemminismo si disinteressa completamente dell’elaborazione e approvazione di leggi molto avanzate che, però, sono senza dubbio dirette conseguenze delle sue battaglie, quindi possono a tutti gli effetti essere definite sue conquiste:
1968, la Corte costituzionale dichiara incostituzionale la disuguaglianza dei sessi nella punizione dell’adulterio e le norme sul concubinato;
1970 è approvata la legge sullo scioglimento del matrimonio;
1974 al referendum abrogativo del divorzio il 58% vota per il mantenimento della legge;
1975 sono approvate le leggi di riforma del diritto di famiglia che sanziona la parità dei coniugi e d’istituzione dei consultori familiari;
1977 è approvata le legge sulla parità di trattamento fra uomini e donne in materia di lavoro;
1978 è approvata la legge sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza;
1981 è approvata la legge che abroga la rilevanza penale della causa d’onore come attenuante nei delitti. Gli opposti referendum abrogativi della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, uno radicale, gli altri proposti dal Movimento per la vita vengono respinti nella consultazione popolare;
1984 è istituita la Commissione nazionale per la realizzazione della parità e delle pari opportunità fra uomo e donna presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri;
1991 è approvata la legge 125 sulle azioni positive per la realizzazione delle pari opportunità nel campo del lavoro;
1996 è approvata la legge contro la violenza sessuale, che da reato contro la morale diventa reato contro la persona.
Negli anni Ottanta e
Novanta - oltre al già citato radicarsi del pensiero della differenza e all’avanzamento dal punto di vista legislativo -
il femminismo italiano si allontana dalla piazze per entrare nei luoghi istituzionali: l’università e la ricerca accademica; la politica e le pari opportunità.
Importantissimi, in questi decenni, i luoghi delle donne e l’elaborazione teorico/politica dei piccoli gruppi, simboli schizofrenici di un forte radicamento in ambito strettamente locale e di una propensione all’apertura all’ambito internazionale. Nella maggior parte dei casi, questi luoghi e questi piccoli gruppi, figli (e la parola non è casuale) delle femministe degli anni ‘70, per un istinto di protezione e difesa della propria produzione non hanno saputo comunicare con le nuove generazioni di femministe, spesso escludendole di fatto o relegandole al ruolo di “giovani” nell’eterna posizione di discenti.
La generazione di femministe nate tra gli anni settanta e gli anni novanta è una generazione di donne che non volevano simbolicamente uccidere le proprie madri, ma che si sono comunque trovate orfane di una storia che esse stesse hanno dovuto ricostruire, ma questa è un’altra storia.
*
qui,
qui e
qui